Il Club Alpino Italiano di Catania in visita al Parco Cava
0Giornata entusiasmante, oltre che emozionante, quella di domenica scorsa, che ha visto il settore giovanile del C.A.I. (Club Alpino Italiano) di Catania recarsi in visita a Scordia, per inoltrarsi tra i sentieri del Parco Cava.
Organizzato dai volontari del parco, col patrocinio del Museo Civico “Mario De Mauro”, l’evento ha seguito un percorso naturalistico e culturale che, partendo dal cuore del centro storico, Piazza Umberto I, ha raggiunto la zona B del parco “Canalicchio”, dopo soste intermedie all’interessantissima Grotta del Drago e alle grotte della Cava. Un percorso inserito all’interno di un progetto più ampio di riscoperta e valorizzazione dell’identità culturale di Scordia, progetto inteso come premessa irrinunciabile allo sviluppo socio-economico del nostro territorio.
La guida del numeroso ed emotivamente coinvolto gruppo ospite è toccata a Giambattista Pisasale (supportato dai preziosi Maria Germanà, Alessio Gavini e Pippo Li Volti) e al Prof. Nuccio Gambera, anima storica del nostro paese, che ha rapito i partecipanti con i racconti ufficiali (e non) delle più importanti vicende culturali ed etnoantropologiche andate in scena nel nostro territorio nel corso dei secoli. Abbiamo sentito i racconti del “mircantieddu cca cuppulidda rrussa” e degli spauracchi dei bambini, di tesori nascosti, di gallerie sotterranee teatro di misteri irrisolti, dei sotterranei della chiesa di San Rocco, delle abitudini delle lavandaie alla Costa, di pozzi scavati dentro le grotte e di natura lussureggiante, di fotografie di Giovanni Verga, di Principi e di feudi, di vizi e di virtù e di tantissimo altro.
Il percorso originario, che prevedeva tra l’altro il passaggio lungo il corso del torrente Cava nel tratto sottostante l’attuale via Guglielmino, ha dovuto subire una decisiva deviazione a causa del perdurante stato di inquinamento, dovuto allo scarico di acque reflue a cielo aperto presente nella zona che rende le acque insalubri e l’aria irrespirabile. Una piaga aperta da tempo che, da decenni, nessuna amministrazione ha mai preso seriamente a cuore, quasi sottovalutando la portata del rischio alla salute pubblica che questo comporta; forse confidando nella buona sorte che, sinora, sembra preservare benevolmente la popolazione! Ci auguriamo e caldeggiamo un repentino cambio di atteggiamento che possa portare in tempi ragionevoli alla bonifica del luogo, per poter rendere alla comunità tutto il tragitto del torrente, riportato all’antica bellezza naturalistica.
GINO CALLERI