La morte di Pippo Zapparrata ex sindaco di Scordia
3Scompare uno degli ultimi protagonisti della ricostruzione di Scordia negli anni ’50 e ’60.
Pippo Zapparrata, classe 1921, entra nel mondo del lavoro come impiegato delle ferrovie a seguito della vincita di diversi concorsi. Viene destinato dopo diverse vicissitudini a Catania Acquicella, quindi avvicinato a Militello in val Catania e poi di nuovo a Catania Centrale da dove è obbligato a sfollare a seguito dei bombardamenti che anticipavano lo sbarco degli alleati nel luglio del 1943.
Nel 1949 vince il concorso magistrale ed inizia la sua carriera di insegnante elementare a Mineo, a seguito di un suo ricorso per essere avvicinato a Scordia, città della sua famiglia, viene trasferito a Militello.
Nel corso dell’anno scolastico 1949-50, incontra Rocco Pisasale, mio padre, che all’epoca faceva il barbiere, diventano fraterni amici e Pisasale cerca di convincerlo ad entrare nelle fila della D.C. di Scordia.
All’inizio Zapparrata è titubante, non conosce il partito cattolico e poi non nasconde le sue precedenti simpatie per il fascismo, e in particolare per la dottrina del filosofo Gentile di cui era studioso ed estimatore.
Un incontro con l’onorevole Don Ippolito de Cristofaro, segretario della D.C., un intervento chiarificatore del parroco don Francesco Marroncello, e la lettura di un libro sui partiti italiani, lo convincono a entrare come attivista nel partito cattolico.
La sua carriera politica è fulminante, diventa sindaco il 16 giugno 1956 e lo rimane sino al 6 giugno 1960 venendo riconfermato più volte. Intensa ed efficace in quel periodo la collaborazione con mio padre insieme al quale si recava frequentemente a Palermo per ottenere i finanziamenti per realizzare le innumerevoli opere di urbanizzazione di Scordia: strade, piazze, fognature, scuole, impianto idrico comunale, assistenza ai bisognosi, ecc.
I rapporti con l’On. De Cristofaro però non sono sempre cordiali. Zapparrata accusava l’onorevole di essere geloso dei suoi successi e non tollerava che qualcun altro emergesse nel gruppo dei giovani democristiani e che potesse mettere in ombra la sua leadership.
Il sodalizio si rompe alla fine degli anni sessanta quando il Professore lascia la D.C. e si presenta alle elezioni con una lista civica “La Madonnina”, con l’immagine della statua della Madonna sulla colonna di piazza regina Margherita. Quell’evento purtroppo segnò anche una incrinatura nei rapporti personali con l’amico Pisasale.
La lista civica non ebbe molta fortuna e il Professore, dopo aver realizzato, con grande impegno e immensi sacrifici, la maggior parte delle opere pubbliche che fecero di Scordia una città all’avanguardia della modernità, facendola uscire dallo stato di arretratezza che caratterizzava le piccole cittadine siciliane dell’epoca, decide di ritirarsi dalla vita politica attiva e mantiene un profilo pubblico moderato.
Ma alle elezioni comunali del 1993, all’età di 72 anni, la nuova generazione dei giovani democristiani lo richiama sul campo del confronto politico e lo propone candidato a sindaco, con il nuovo sistema elettorale appena varato. Accetta la candidatura con lo spirito battagliero e animoso che lo caratterizzava e ottiene il consenso di molti suoi ex sostenitori.
Perde con dignità quella sua ultima battaglia pubblica che viene invece vinta dal giovane comunista Salvatore Milluzzo, ma, come si dice in questi casi, questa è un’altra storia.
NINO PISASALE
(nella foto d’archivio il maestro Giuseppe Zapparrata con l’ex sindaco e amico Rocco Pisasale e la moglie dell’onorevole don Popò De Cristofaro, la baronessa Manja nel salone di Palazzo de Cristofaro oggi Palazzo Ventura)