La Tristeza degli agrumi, occasione per un significativo rilancio del comparto.
0La crisi contingente e strutturale del settore agrumicolo è ormai evidente, sono migliaia gli appezzamenti di agrumeti che nel corso degli ultimi anni i proprietari hanno via via abbandonato , sia per via dei costi proibitivi dell’energia elettrica per l’irrigazione, che per la crescente diffusione del CTV-Citrus Tristeza Virus, che ha già colpito intere zone del territorio regionale.
Dal concatenarsi di questi fattori scaturisce una sempre più diffusa rassegnazione da parte dei produttori, che porta, ad avere migliaia di ettari di agrumeti che non verranno più coltivati. Si calcola che già oltre il 30% degli agrumeti delle provincie di Catania e Siracusa sono lasciati in stato di abbandono.
Noi pensiamo che la spinta decisiva per uscirne fuori non può non partire dall’insieme dei produttori, che sono il motore dell’intero comparto agrumicolo e senza i quali la sopravvivenza stessa di questo fondamentale comparto dell’economia siciliana viene messa in seria discussione.
Ciò che possiamo dire a tutti i soggetti della filiera è di non arrendersi, ma di rimboccarsi le maniche rinnovando i propri agrumeti introducendo nuovi cultivar e portainnesti tolleranti, che vanno man mano sostituendo quelli già colpiti dalla virosi e di non dimenticare che grazie alla generosità dei nostri terreni e un clima favorevole entro 2/3 anni si avrà un agrumeto a reddito.
Questa della CTV degli agrumi deve essere l’occasione per un significativo rilancio del comparto, per una sua diversificazione varietale, in grado di reimpostarlo nel suo insieme e renderlo competitivo.
In questo quadro inoltre si aggiunge la notizia, che nelle scorse settimane è stato finalmente approvato il PSR- Piano di Sviluppo Rurale della Sicilia, in cui sono previste per i prossimi 5 anni misure per il rilancio del comparto agricolo per un ammontare complessivo di 2,3 miliardi di euro. Si tratta dell’ennesima e, forse, ultima opportunità per l’agricoltura siciliana di rinnovarsi e rilanciarsi. Queste risorse dovranno essere orientate verso un’agricoltura moderna, rinnovata e che sappia puntare verso una più alta commercializzazione di qualità.
In conclusione, noi pensiamo che il tempo per una riflessione collettiva è ormai maturo da tempo e non può più essere rinviato.
In questo auspicato momento di riflessione non può mancare l’intervento della politica, che deve essere in grado di svolgere al meglio il ruolo di indirizzo, che le compete. Non può mancare l’intervento della ricerca scientifica, che deve saper fornire gli adeguati supporti tecnici. Né può mancare, infine, una riflessione da parte delle organizzazioni sindacali e di categoria, che, consapevoli dell’attuale fase critica che attraversa il settore, sappiano mettere in primo piano e salvaguardare il bene primario della tenuta e dell’espansione occupazionale.
Siamo consapevoli però, come detto, che la spinta decisiva deve essere data dall’insieme dei produttori e degli operatori commerciali, che devono saper superare i limiti culturali, organizzativi e associativi che frenano le potenzialità di un’agricoltura di eccellenza come la nostra.
Un’agricoltura che può e deve poter dare ancora il suo contributo alla vita e all’economia della Sicilia, che può e deve poter dare ancora tanto alle generazioni future.
Giuseppe Valenti (COA s.r.l)