Le donne e i loro mutamenti. Quando l’arte del corpo infiamma il palcoscenico.
0Che sia acrobatica, energetica, classica e contemporanea “la danza” ha sempre un messaggio forte, malcelato, da far captare a coloro che la contemplano. Ma se il messaggio divenisse un interrogazione?
Donna: quanti anni hai davvero? La Maestra Paola Valenti della Scuola Spazio Contemporaneo ha posto questo interrogativo ai suoi allievi, e non solo, e la risposta è stato uno show che ha visto l’arte del corpo infiammare il palcoscenico.
Un saggio performante frutto del connubio d’estro di due “scuole” di danza limitrofe, quella della concittadina Paola e della lentinese Corpo Vivo, diretta da Erika Cassarino.
Le donne, sulla scena, l’hanno fatta da padrone performando uno spettacolo che ha espletato la “sintesi di diverse epoche” che contraddistingue il gentil sesso.
L’uso sapiente di musica e silenzi, ritmi concitati e melodie autoctone hanno dato fuoco al corpo delle danzatrici che in uno show a comparti stagni sono passate dalle punte al contemporaneo seguendo un fil rouge in mutamento. Dal passo a due sintesi massima della classicità, performato dalla maestra Paola D’antoni accompagnata da Alessandro di Carlo, alle Maison des Pupees, che ha messo in scena Le bambole del giocattolaio. Artigiano che ha dato la corda ai carillon delle bambole sondabili, olandesi, dei bottoni, di pezza dando luce all’anima più pura della Donna Bambina. La stessa donna che dentro di se cela diverse epoche svelate dall’ultimo quadro dello show “Donne e Mutamenti”. Un crocevia di “femmine”, che su ritmi contemporanei, vagano alla ricerca di un identità sotto il gioco impietoso del tempo.
Il ritmo muta e diviene, in rintocchi inesorabili, un tango sensuale che trasuda di donna. La donna in rosso, che sul palcoscenico indossa una maschera, la stessa che ciclicamente ricorda istanti di vita vissuti in silenzio. “Io sto bene cosi” vuole dire la donna di Paola Valenti anche se il corpo esplode e magicamente mostra una donna in rinascita. “Perché una donna ricomincia sempre, per una donna non è mai finita, si rialza sempre implacabile arbitro di se stessa” recita Domenico Centamore, in chiusura sul palco della kermesse- “c’è sempre qualcuno che ti vuole giudicare ma “Io sto bene cosi” e il cielo s’abbassa d’un palmo. Lentamente muore ciò che non muta”.