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Legionari romani a Scordia. Da un piccolo indizio una nuova pagina di grande storia?

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  • di Gino Calleri
  • in Cultura & Spettacolo
  • — 3 Ott, 2014

“C’è da ricordare che, sia nel centro storico di Scordia, che nei suoi dintorni, se si eccettui il colle S. Basilio, non è stata mai condotta una vera e propria campagna di scavi con metodologia scientifica. I rinvenimenti sono stati dovuti al caso e portati avanti da cultori appassionati, ma dilettanti. ..” Così scriveva il Prof. Umberto Amore in un suo lavoro dedicato alle vicende storiche della città: “Scordia, da casale normanno a centro agrumicolo”.

Questa, forse, è una delle ragioni, insieme all’ignoranza, all’inciviltà e all’indifferenza ormai dilaganti in modo preoccupante, che ha portato alla progressiva e, purtroppo, continua distruzione e dispersione  del nostro patrimonio archeologico. Un patrimonio che spesso ha visto prendere direzioni lontane e che ha arricchito collezioni museali di altre città. E’, questo, il caso di un reperto che a dispetto delle sue piccole dimensioni potrebbe rivestire una grandissima importanza per la ricostruzione storica riguardante Scordia e dintorni.

49-3Al Museo Salinas di Palermo è ben conservata una fibula romana, d’uso generalmente militare. Tra le indicazioni che la riguardano si legge: “Fibula ad arco in bronzo, tipo “Aucissa”. I sec. a.C. – I sec. d.C. Scordia (?).”

L’elemento romano, in Sicilia, è ben rappresentato e documentato; valga, tra tutte, la testimonianza offerta dai preziosi monumenti per la fruizione di spettacoli presenti a Catania (Odeon, Anfiteatro). Un po’ più fumosa e dai contorni sbiaditi risulta, invece, l’eventuale presenza di milizie romane stanziate nel nostro comprensorio, malgrado le teorie, tutte da comprovare oggettivamente,  che vorrebbero  il toponimo Militello derivare dal latino Militum Tellus, cioè terra/accampamento di soldati (sempre restando da precisare se trattavasi di soldati romani, normanni o altro). Ricordiamo che, sinora, l’archeologia ufficiale non ha trovato tracce di presenze legionarie in zona, per cui, al momento, si tende ad escluderne la possibilità.

Scriveva ancora il Prof. Amore: “ (…) In contrada Bulgherano, a circa 2 Km dal paese, è stata rinvenuta una villa o fattoria romana, forse la dimora di uno dei proprietari della zona; altra più grandiosa villa romana è stata rinvenuta in contrada Cucco, non molto distante da Scordia, nei possedimenti del principe Ruffo. I resti di essi, già danneggiati dalla costruzione di una strada che vi si fece passare in mezzo, sono stati ulteriormente deturpati dall’istallazione di una condotta d’acqua. Essi presentano, però, come a Bulgherano, notevoli tracce d’incendio. (…)”.

Più avanti il professore ipotizzava un collegamento tra le tracce d’incendio riscontrate e la rivolta degli schiavi ribelli, capeggiati da Salvio, del 104 a. C., già raccontata da Diodoro Siculo, mentre a proposito del centro urbano, riferiva di ritrovamenti di monete (di Tiberio Maurizio e Costanzo, figlio di Costantino), lucerne e altri reperti nell’area dell’attuale Chiesa di S. Maria (forse, un tempo, antico sacello di Cerere) nonché presso  Palazzo Branciforte e in zone ad esso limitrofe. Si tratta, dunque, di elementi che comproverebbero presenze romane “civili”, legate più al ciclo produttivo ed economico che ad effettivi stanziamenti militari sebbene , sempre nello scritto del Prof. Amore,  troviamo un passaggio in cui si ipotizza l’esistenza di un fortilizio romano  proprio nel sito in cui sorge l’odierno Palazzo Branciforte.

Torniamo, adesso, alla nostra fibula. Perché è così interessante il suo ritrovamento? Sebbene una rondine non  faccia  primavera è altresì vero che, come si diceva all’inizio, non c’è stato modo di cercarne i nidi per come si deve. Non sappiamo, quindi, con certezza se essa costituisce una presenza unica nel nostro territorio oppure se tanti altri reperti simili siano stati ritrovati e dispersi (o nascosti); ove non giacciano tuttora sotto terra. Questo ci induce a pensare che la fibula possa costituire un prezioso indizio di una frequentazione romana anche di tipo militare della zona. Ma c’è di più. Ad occhi interessati ed attenti non sarà sfuggita una rilevante concordanza cronologica: la fibula è datata I sec. a.C. – I sec. d.C. La rivolta degli schiavi sarebbe avvenuta nel 104 a.C.

Il professore Amore aveva ragione?  E’ possibile che la fibula appartenesse ad uno dei militari mandati per sedare la ribellione? Purtroppo non possiamo ancora rispondere con certezza a tale quesito. Non si può infatti prescindere dall’esatta   identificazione del luogo in cui essa fu trovata. La provenienza, infatti, è ancora dubbia, come sta ad indicare il punto interrogativo posto dopo il toponimo Scordia. Non si ha certezza se  essa fu recuperata  all’interno del centro abitato o nelle contrade circostanti, cosa che implicherebbe l’appartenenza a comuni limitrofi: le due contrade sopracitate, per esempio, seppur ad una manciata di chilometri dal centro di Scordia, ricadono nel territorio della ben più lontana Lentini. In ogni caso, un comprovato rinvenimento nella nostra zona avrebbe delle indubbie ricadute di eccezionale carattere storico.
Pubblichiamo una foto dell’interessante e pregevole reperto, gia pubblicata in una pagina web del Museo Salinas. Chiunque potrà  fornire dati o notizie su di esso, farà un grande favore alla storia.

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