Piccoli ospedali, se non sono funzionanti a cosa servono?
4Il fatto di cronaca che ha portato alla ribalta regionale e nazionale l’ospedale di Militello, non è un buon biglietto da visita per la nostra Sicilia e per il nostro territorio. Del resto il caso segue quello dell’ospedale di Nicosia (donna in gravidanza morta dopo ricovero in assenza di un posto letto in Rianimazione). La triste vicenda del Signor Barone dispiace in misura maggiore giacché si trattava di un emigrante venuto con il desiderio di riabbracciare la propria terra. Desiderio comune a tutti coloro che sono lontani e aspettano annualmente l’estate per rivedere amici e parenti, ritornando ai vecchi ricordi di un tempo. Naturalmente saranno le indagini sui fatti singoli ad accertare eventuali responsabilità. In questa sede il caso ci deve fare riflettere sul modo in cui da diversi anni si sta organizzando la sanità in Sicilia e nelle regioni meridionali.
Quello che sta accadendo da anni nella sanità. Il settore della sanità è certamente il segmento più delicato da trattare per la politica, perché evidentemente si gioca con la salute e la vita delle persone. Una domanda credo che dobbiamo porcela. Un ospedale a mezzo servizio, depotenziato a che serve. Da anni nell’ambito della razionalizzazione della spesa sanitaria si depotenziano i servizi ospedalieri e le attività collaterali di supporto. Spesso dai piani sanitari regionali molti Ospedali sono da chiudere, perché sovrapposizioni e doppioni. Giusto, corretto e da condividere, tuttavia queste scelte lasciano qualche perplessità.
1) Sembra deciso che il calatino debba avere un solo ospedale funzionale (Caltagirone), considerato anche che i territori più lontani dall’ospedale Gravina, (Scordia – Vizzini – Militello) sono comunque coperti dal presidio di Lentini. Strano però che le sovrapposizioni territoriali si scoprono quando si sono costruite le nuove Ale ospedaliere e strutture moderne. Nuovi ospedali che sono costati fior di quattrini ai contribuenti. E il caso di tanti ospedali Italiani e Siciliani e naturalmente anche dell’ospedale di Militello. Dopo 25 anni dalla progettazione si scopre che è da chiudere o comunque da smantellare e trasformarlo in altra cosa. E sembra una beffa che il giorno dopo il trasloco nella nuova ala, si è iniziato a parlare di trasformazione.
2) Giusto razionalizzare la spesa sanitaria e tagliare i posti letto in favore dell’eccellenza. Tuttavia dal 2001 al 2011, se con la mano destra si sono tagliati i posti letto delle strutture pubbliche, con l’altra mano si sono accreditate nuove strutture private. Non sempre strutture di alta specialità (alta chirurgia, poli oncologici, centri trapianti). Non a caso in termini di ospedalità privata nel rapporto posti letto privati/abitanti, la Regione Sicilia ha addirittura superato la Lombardia, da sempre considerata la terra della sanità privata.
Il rischio delle mezze scelte “non soluzioni”. Cambiano i territori, il comune, la provincia, ma la storia è in sempre la seguente. Bisogna razionalizzare e tagliare la spesa sanitaria, voragine dei conti regionali. Nuovo piano sanitario con chiusura di ospedali, accorpamento di servizi e reparti, taglio di posti letto. E’ indubbio che occorre eliminare gli sprechi e che non è possibile che 2 ospedali viciniori che presidiano lo stesso territorio abbiano gli stessi servizi o facciano le stesse cose. Territori che magari mancano di unità operative di media specializzazione. In questo contesto la domanda è sempre la stessa, il piccolo ospedale si chiude o non si chiude? Da una parte i manager della sanità, dall’altra le popolazioni dei territori coinvolti, guidati spesso dalla politica locale. Alla fine sovente si sceglie una soluzione di compromesso che è una “non soluzione”. Forse la scelta peggiore perche, l’utente crede che l’ospedale sia rimasto a presidio del suo territorio. L’impressione che se ne ricava è che l’ospedale non è chiuso, forse perché sono forti le pressioni, ma i tagli da fare già programmati ai piani alti, sono fatti comunque. I servizi di supporto smantellati, riduzioni e carenza di personale sanitario, trasferimento di reparti fondamentali, ma in cambio la facciata e salva. La croce rossa accesa, emblema dell’ospedale ancora in vita, c’è sempre. In conclusione rimane sulla carta il Pronto soccorso e l’ospedale, ma ne rimane un presidio depotenziato qualitativamente e quantitativamente. A che serve questa struttura? Credo che con questo genere di soluzione sia mortificata anche la professionalità del personale sanitario che lavora in queste strutture, che vengono ridotte ai minimi termini. Un ospedale non può funzionare a marcia ridotta, se deve essere attivo a mezzo servizio, forse sarebbe meglio chiuderlo.
Qualche esempio pratico di soluzioni accomodanti. Analizziamo il caso della Sicilia sud-orientale, coincidente amministrativamente con le Provincie di Siracusa e Ragusa. Un vasto territorio per una popolazione di circa 750 mila abitanti. La Provincia di Siracusa ha 5 ospedali, la Provincia di Ragusa ha addirittura 6 ospedali, ma l’intero territorio manca di una cardiochirurgia di una neurochirurgia, di una chirurgia toracica, chirurgia oncologica e altri reparti di alta specialità. Conseguentemente l’intera popolazione per queste patologie deve essere dirottata su Catania. E’ veramente questa una buona sanità! Non sarebbe meglio avere qualche ospedale in meno, qualche reparto doppione in meno e magari l’alta chirurgia specialistica e soprattutto qualche posto di Rianimazione in più. Ogni euro speso male in una sovrapposizione è un euro tolto a una struttura di eccellenza che può salvare la vita. Nei piani di razionalizzazione della spesa sanitaria un ospedale tra Noto e Avola è un doppione da chiudere perché serve lo stesso territorio. Stessa situazione in provincia di Ragusa tra i presidi di Vittoria e Comiso da una parte e Modica e Scicli dalla parte sud-est della provincia. Vince il campanilismo, i Sindaci difendono il loro orticello, la popolazione scende in piazza. Risultato depotenziati entrambi gli ospedali, ma le bandierine “H” sono salve per tutti. Campanilismo a parte, non sarebbe meglio avere un solo ospedale dinamico e funzionale, piuttosto che avere due mezzi ospedali non in grado di gestire le vere emergenze. Forse il cittadino della provincia di Ragusa dovrebbe avere 3 ospedali adeguati con la O maiuscola in luogo dei 6 attuali. Magari uno di questi di alta eccellenza attrezzato per gestire le emergenze di terzo livello. La politica locale dovrebbe aiutare a fare passare questo genere di messaggio ai propri cittadini. Ma fatto salvo il campanilismo, la politica è matura per percorrere questa strada in apparenza impopolare.
Credo che una cosa i cittadini di un territorio abbiano il diritto di pretendere. Un ospedale, un presidio di emergenza e pronto soccorso, se deve esistere deve essere efficiente al 100%. Un Pronto soccorso deve avere servizi di supporto H24 (Radiologia, laboratorio di analisi) personale sufficiente, posti di rianimazione e terapia intensiva adeguati. In caso contrario meglio chiuderlo e cancellarlo dalla cartina geografica, con buona pace di chi deve fare un pronto soccorso. Magari sapendo di fare qualche kilometro in più, ma con la consapevolezza di trovare un presidio che possa trattare al meglio il proprio congiunto. Credo che ne vada dell’interesse del cittadino stesso.
FRANCESCO GHERARDI