Presentata nella sua Scordia l’antologia ScriviriScriviri di Salvo Basso
0Una vocazione precoce e ironica quella di Salvo Basso, perché in fondo “Si può essere poeti macari a parole”. Il raddoppiamento lo contraddistingue e la poesia lo ha infuocato fino a divenire una “necessità” espressa dalla sobria ricchezza essenziale di Scriviriscriviri antologia -dal 1979-2002 edita da Interlinea e curata da Renato Pennisi- presentata ieri nel cuore storico della sua Scordia culturale, Palazzo Modica.
All’incontro ha partecipato il sindaco Franco Tambone, alla presenza dal curatore del libro Renato Pennisi e dall’autore della prefazione Giovanni Tesio. Una serata dedicata a quel poeta fenomenologico e mai zuccherino. Dialettale sì, poiché la sua parola non tradisce il contenuto che si traduce in “ chiddu ca pensu e chiddu ca m’ammuccu”.
Salvo Basso prima di diventare un grande poeta era un ragazzo vivacissimo allegro, brillante, ironico- racconta Pennisi- con un eccellente rendimento scolastico, poi sarebbe diventato “uomo di scuola” come amava definirsi, insegnante e assessore alla Cultura.
Ambivalente nell’uso del dialetto, domestico, commisto nei suoi versi all’italiano parlato, lontano da artifici, perché: “Salvo in questo è andato avanti adottando sia il dialetto sia la lingua italiana nel modo più naturale possibile. La lingua di chi pensa in italiano e in dialetto traduce” afferma Giovanni Tesio e conclude- Blaise Pascal scriveva “un poeta può essere un uomo onesto”, Salvo basso ha fatto una poesia onesta. Quando siamo di fronte ad uno stile naturale. Rimaniamo stupiti e sbalorditi perché ci aspettavamo di trovare un autore e troviamo un uomo. Salvo basso è un poeta che non ha parlato in poesia aulica, ma ha saputo mantenersi uomo. La sua grande naturalezza rende la poesia fruibili ed amabili a tutti.
Sapida, minuziosa ed intelligente la scelta dei testi presenti in antologia, suddivisi in IV sezioni: Giovanili, Libri, Sparse e Sperse e la Malattia, che raccontano di una scrittura che si fa ricerca interiore, poiché in preda al “sortilegio dello Scrivere”.
Racconti che lasciano spazio anche alle parole evocative del poeta, declamate da Pennisi, quali quelle del “Il calciatore” di un ancora giovanissimo e arguto poeta diciasettenne. Testo che precede l’esplosione per la passione dialettale di “Cchi taia ddiri?” poiché scrive Basso “A poesia è fatta di scali e scaliddi alleggiu alleggiu ca t’assdirrubbi”. Per finire con il testo nato nel 1996 in occasione della commemorazione del pittore militellese Santo Marino, morto in un incidente ferroviario in un passaggio a livello incustodito, poesia chiesta su commissione dalla famiglia Cavallotto “ehi santo immortalissimi siamo.. ma non ci credo a questa e ad altre eternità”
Molte parole ma nessun aggettivo poiché la poesia sia un’espressione cardiaca, questo il suo ultimo insegnamento. “La concretezza della poesia si regge sul verbo, sul sostantivo”.