Saracinesche chiuse, a Scordia è sciopero contro l’aumento della Tari
0Sono un migliaio gli scioperanti – tra esercenti, artigiani, studenti e liberi cittadini- che stamane si sono riversati in piazza per manifestare contrò l’inasprimento fiscale della Tari.
Numerose le saracinesche delle attività commerciali serrate. La manifestazione, organizzata da un comitato spontaneo di commercianti e artigiani, è partita stamane alle 9 dalla villa comunale. Luogo di ritrovo dove sono convogliati cittadini, artigiani, esercenti e una delegazione di studenti dell’Ettore Majorana. Il corteo ha sfilato per il cuore cittadino percorrendo Via Vittorio Emanuele e giungendo sino a Palazzo di Città.
Pregnanti le parole dei rappresentanti del comitato: Franco Barresi “L’amministrazione è complice di uno stato killer io spingo alla riconsegna della fascia alla Regione, di concerto con tutti i sindaci del territorio”.
“Rimandare il pagamento delle rate è stato un modo per dare un contentino a chi lotta per i suoi diritti afferma – Guido Rizzo – oggi Kalat rappresenta un carrozzone politico e preferivamo che il sindaco scendesse in piazza con noi invece di stare chiuso nelle stanze del potere solo, visto che la sua cittadinanza è in piazza”.
“La presenza di centinaia di persone è segno tangibile di una crisi che non muove solo il comparto commerciale, composto da 400 attività, ma estesa fino al cuore della società e la presenza delle scuole conferma questo dato – conclude il consigliere La Magna- chiediamo all’amministrazione il blocco delle cartelle affinché si possano mettere in condizione tutti i cittadini di poter onorare i tributi”.
Il comparto commerciale già in ginocchio per l’aumento costante del peso fiscale non può più onorare i pagamenti dei tributi comunali e nazionali- scrivono gli esponenti del comitato in una istanza pubblica- a nome di tutti i commercianti e artigiani- diretta al primo cittadino e alla sua amministrazione. Questi chiedono all’amministrazione la sospensione immediata dei pagamenti, la costituzione di un tavolo tecnico per la rivisitazione delle tariffe alla presenza dei rappresentanti del comitato e dell’Ettore Majorana, revisione del contratto con Kalat Ambiente SRR e di attivarsi con atti deliberativi da inoltrare al governo, pena la petizione popolare per la sfiducia all’amministrazione.
Non solo protesta ma ricerca di soluzioni alternative “se nascessero le tessere io sarei disposto a portare i rifiuti al centro di raccolta” ribadiscono gli esercenti “e se lo estendessero a tutti il paese diventerebbe pulito perché il cittadino per risparmiare prende la spazzatura e la porta al centro di raccolta, con un unico cambiamento si otterrebbero molti risultati”; altri concludono “I legali che abbiamo interpellato parlano d’inadempienza del contratto, noi chiediamo la revisione dei conti”.
I rappresentanti di categoria ribadiscono “bisogna rivedere e riscattare il commercio” e si schierano neutrali ma solidali ai cittadini scioperanti, rimarcando la neutralità partitica della loro presenza
Il corteo giunto in municipio ha occupato l’aula consiliare, previa autorizzazione del presidente del Consiglio Cacciola.
I rappresentanti hanno quindi incontrato il primo cittadino in riunione privata con la giunta presentando le richieste esplicitate nell’istanza e richiedendo un’assemblea pubblica con il primo cittadino.
Al cospetto della cittadinanza Tambone si è impegnato a istituire il tavolo tecnico “aperto”, ricordando che già ieri è stato firmato un protocollo d’intesa con i vari rappresentanti di categoria- Confesercenti, CNA, Confindustria, Confcommercio, Asaes e Ufficio tributi, – finalizzato proprio alla rianalisi della tassazione “ la rata di dicembre è stata rimandata per permettere al tavolo tecnico di riesaminare i conti” continuando “ concordo sulla consegna della fascia e la situazione peggiorerà, siamo alle porte del dissesto, ma 14 milioni di euro di debiti non li ho fatti io. Per tutti i cittadini indebitati abbiamo istituito uno sportello gratuito con l’associazione dei consumatori pronto ad dare assistenza legale per giungere ad un pagamento corretto delle tasse”.
Una pressione fiscale del 70% è inaccettabile – dichiarano alcuni commercianti- noi stiamo mediamente 15 ore al giorno sul posto di lavoro e lavoriamo soltanto per pagare le tasse, consapevoli del fatto che l’amministrazione non ha nessuna intenzione di ridursi gli introiti è giunto il momento di dire basta a partire dalle autorità locali sperando in un eco alla regione al parlamento. Abbiamo i motivi per fare disobbedienza fiscale e i giovani non hanno futuro, tagliati su tutto, mentre loro si tagliano solo le unghie.