Scordia tra vecchie povertà latenti e nuove povertà lavorative
0La vecchia classe “povera” scordiense persiste e a questa si aggiunge la nuova povertà, che ha il volto della disoccupazione. Sono oltre 500 i nuclei famigliari che vengono quotidianamente assistiti dalla rete sociale comunale e parrocchiale scordiense.
I dati manifestano una crescita esponenziale, proporzionale alla crisi economica, del fenomeno della nuova povertà. Alla vecchia classe dei poveri, coloro da sempre deficitari di risorse economiche e fisiche, si aggiunge una nuova classe di poveri. I nuovi indigenti sono: disoccupati, lavoratori licenziati, lavoratori stagionali e precari. I nuovi bisognosi sono i poveri di lavoro.
A dirci che faccia ha la povertà a Scordia è l’ufficio Servizi Sociali. Di che fascia di povertà si occupa il servizio?
Noi copriamo la fascia d’emergenza della povertà. I nostri aiuti sono di tipo economico e sociale. L’obiettivo è quello di ottemperare ai bisogni necessari. Le nostre consulenze danno attenzione oltre che all’aspetto economico anche alle problematiche familiari interne che spesso si celano dietro i bisogni economici. Il lavoro è capillare a 360 gradi, si mappa ogni aspetto di vita, e si svolge in collaborazione con gli altri enti territoriali.
Il comune oltre a elargire aiuti economici di sussistenza, disciplinati da un regolamento di assistenza economica che abbraccia numerose casistiche, spinge i nuovi poveri a contribuire alle attività municipali con lavori socialmente utili pagati sotto forma di contributi: “ciò contribuisce a gratificare l’individuo che si sente parte attiva della società e a garantire allo stesso tempo un servizio utile alla collettività” dichiara Angela Puleo assistente sociale del municipio.
A causa dell’insufficienza di risorse economiche gli aiuti finanziari che prevedono cadenza mensile, per regolamento, purtroppo non possono essere elargiti se non a cadenza occasionale. Il bilancio sociale 2013 stabilisce in 273 i nuclei familiari bisognosi, su 18.000 abitanti, e assistiti dal municipio scordiense.
La nuova povertà è davvero data dal non-lavoro? Credo che al boom economico degli biennio 60-80 è seguita una fase di stasi che ha visto cambiare la qualità e le aspettative di vita, oggi giorno molto elevate. Oggi però viviamo una fase si recessione, dovuta alla quadratura politica economica di crisi, e nonostante le esigenze maggiori queste non sono più sostenibili dai nuclei familiari. La nuova povertà non è più quella della carenze di risorse fondamentali alla sussistenza: pane, pasta e utenze varie. La nuova povertà è la mancanza di lavoro e di strumenti oggi fondamentali come i trasporti, l’accesso a internet o gli strumenti istruttivi. Tutto ciò che per un anziano magari risulterebbe superfluo ma che oggi giorno è diventato strumento indispensabile di vita. Prima a livello stagionale il lavoro c’era ora si evidenzia una forte carenza- dichiara la Puleo- di conseguenza gli operai non lavorando con riescono ad accumulare le giornate lavorative necessarie per percepire l’indennità di disoccupazione. Si dovrebbero ridimensionare o rimodulare tutte le esigenze adeguandole purtroppo al periodo storico che stiamo attraversando. Le problematiche moderne stanno cambiando, mentre prima il problema era l’alfabetizzazione carente, oggi siamo estremamente istruiti ma con punti di riferimento meno stabili. Sono cambiati i valori e ciò si rispecchia all’interno dei nuclei familiari non più assoluti come quelli matriarcali e patriarcali. Oggi siamo nell’epoca delle famiglie civilmente allargate. Purtroppo però la veloce evoluzione esterna, che ha visto cadere numerosi taboo a favore di una maggiore libertà, non è stata accompagnata da una sussistenza evoluzione interna, le famiglie sono povere di responsabilità ovvero in alcuni casi non siamo educati ad affrontare determinate problematiche “moderne”.
Guardando l’altra faccia della medaglia, è evidente che è cambiato lo scenario storico e le sue dinamiche interne, alla crescita della povertà però si accompagna di concerto la crescita esponenziale delle associazioni no profit edificate in soccorso ai più bisognosi. Un dato è rimasto invariato alla povertà si è da sempre contrapposta la carità e “La carità deve essere rivolta al vivo”, rispondono in coro i parroci locali. La parrocchia è lo specchio del suo territorio. Abbiamo mirato quindi alle nostre parrocchie locali, San Domenico Savio e San Rocco, per analizzare la povertà all’interno del loro spaccato territoriale e sociale.
Il fenomeno dell’indigenza sta crescendo notevolmente in concomitanza con il quadro politico economico attuale – dichiara Padre Vito Valenti parroco della chiesa madre San Rocco e continua – sono in aumento i dati di affluenza delle Caritas locali, pronte a dare non solo un pasto caldo ma supporto morale ed economico. Premetto che quello della nostra chiesa vuole essere un servizio silenzioso, non vuole essere appariscente, poiché crediamo nel rispetto delle persone. Perseguiamo la gratuità “La tua destra non sappia cosa fa la tua sinistra”. Questa parrocchia non possiede una Caritas Diocesana ma ci rifacciamo alla Caritas di San Vincenzo che viene incontro ai bisogni dei fratelli poveri. Nonostante tutto la parrocchia fornisce assistenza mensile ai bisognosi, sono circa 60 le famiglie che aiutiamo regolarmente attraverso un pacco mensile.
I prodotti del pacco vengono solitamente reperiti dal banco alimentare, scarsissimo nell’ultimo periodo, dalle collette alimentari annuali e come terza sorgente si attinge alle offerte in occasione dei funerali. E’ bene ricordare che la cartella è il fiore che non marcisce, la carità che va direttamente ai poveri “vivi”.
Oltre a questi interventi attivi interveniamo a sostegno morale e psicologico e occasionalmente con interventi economici mirati. La chiesa aiuta sporadicamente al pagamento delle utenze e dei bisogni fondamentali e urgenti delle famiglie.
Stando a quanto raccontano le famiglie la principale piaga è la mancanza di lavoro o il lavoro stagionale – dichiara don Matteo Malgioglio parroco di San Domenico Savio – il fenomeno è presente e la nuova povertà è data dalla disoccupazione. Famiglie che normalmente non sono povere entrano in difficoltà quando il lavoro viene a mancare. Casi gravi sono quelli dei licenziamenti dove padri famiglia alla veneranda età di 40/50 anni hanno difficoltà a mantenere le famiglie a loro carico. Dietro tutto ciò c’è una disperazione seria. La recessione economica che la Sicilia attraversa ha un ritorno preoccupante sui redditi familiari. I ruoli si sono ribaltati e sono spesso le donne a trovare lavoretti, come pulizia e badante, per tirare avanti la famiglia. In questo spaccato sociale sono però rarissimi i casi di povertà estrema, quelli dove a mancare erano i beni di primaria sussistenza. La parrocchia ha inoltre un gruppo Caritas parrocchiale, con sportello di ascolto giornaliero, istituito il 3 novembre 2013. Questa vuole rappresentare un segno per la comunità locale – esplica Don Matteo – uno stimolo alla sensibilizzazione verso un atteggiamento di maggiore carità. La Caritas è intesa come attenzione al bisogno morale “compagnia, consiglio, disbrigo pratiche”
Il nostro primo scopo non è l’assistenza, per questa sono necessarie risorse maggiori e le nostre sono insufficienti rispetto al numero di bisogni, ma far passare un messaggio per la comunità: sensibilizzare all’attenzione verso i poveri.
Lo sportello della Caritas assolve 4 compiti: conoscere i bisogni e le concrete situazioni, valutare l’opportunità di concertare azioni comuni con i servizi sociali, elargire indumenti e alimenti necessari alla sopravvivenza e creare una rete che permetta di cercare e offrire lavoro ovvero una vetrina dei bisogni e delle risorse (attraverso la bacheca della Caritas Parrocchiale all’ingresso della chiesa si può esibire-richiedere la propria prestazione lavorativa).
“La parrocchia è spesso considerata un ambiente più affidabile” afferma Don Matteo e continua- “per comprendere il nostro territorio, abbiamo avviato un censimento parrocchiale volto a conoscere lo stato di famiglia e approfondire le situazioni di disagio, soprattutto per disabili e ammalati. Il tutto è mirato a dare un supporto e conforto parrocchiale attraverso visite o garantendo il servizio navetta per i momenti liturgici e non della chiesa. A ciò si aggiunge la distribuzione di alimenti a un numero di famiglie registrate nel servizio assistenza mensile. I nosti nuclei familiari assistiti regolarmente sono 70. I soldi per il pacco alimentare vengono presi da carichi di spesa al Banco Opere di Carità donati a sua volta dall’agenzia europea AGEA.
Purtroppo è dal mese di maggio che non riusciamo a dare più la spesa mensilmente a causa dell’insufficienza di prodotti. Ogni domenica però invitiamo i fedeli a donare alimenti per creare una dispensa stabile del Gruppo Caritas. In casi gravi attingiamo a questa dispensa al di fuori della canonica distribuzione mensile anche per famiglie non registrate.
Solo occasionalmente in casi di accertata necessità elargiamo contribuiti monetari per l’acquisto di medicinali e utenze.
La nostra Caritas dispone solo di un piccolo fondo cassa dato dal ricavato di alcune manifestazioni come la fiera del dolce o la pesca di beneficenza o dalle cartelle dei funerali.
Abbiamo inoltre attivato un servizio di raccolta indumenti usati, la cui selezione e distribuzione è affidata ai volontari del centro di ascolto.