Studio floristico del Parco Cava di Scordia. Un prezioso lavoro di Daniele Milluzzo.
0E’ davvero interessante lo studio condotto dal biologo scordiense Daniele Milluzzo, (firmato con Santa Pulvirenti e Saverio Sciandrello), concernente le presenze floristiche nel Parco Cava.
Lo studio in questione, ricco di immagini e di dati molto rilevanti, è parte integrante di una più vasta tesi di laurea (Studio floristico del parco “Cava” di Scordia, in cui è stato analizzato e catalogato l’intero contingente floristico dell’area in questione) ed è intitolato “Le Orchidee della “Cava” di Scordia (Sicilia sud-orientale). Esso è stato pubblicato anche in prestigiose riviste tedesche specializzate nel settore (Journal Europäischer Orchideen) e con lodevole iniziativa Daniele Milluzzo ne ha fatto dono al Museo civico “De Mauro” di Scordia. Estrapoliamo, quindi, alcuni passaggi salienti della ricerca in questione che, riteniamo, non mancheranno di suscitare la viva attenzione dei lettori.
Punti ove si è rilevata la presenza delle varie specie di orchidee (foto in alto)
“Scopo di questo lavoro è lo studio del contingente orchidologico di un’area denominata “Cava” che insiste nel territorio di Scordia (CT), immediatamente a ridosso del centro abitato, ed è indicata nel P.R.G. come “Parco suburbano Grotta del Drago”. Si tratta di un territorio interessante sia dal punto di vista storico che naturalistico”.
I nostri lettori sanno che più volte ci siamo soffermati sull’importanza e l’interesse naturalistico-culturale che il Parco riveste. Questo lavoro, a conferma di quanto affermato sinora, aggiunge un altro prezioso tassello al ricco quadro sin qui ricostruito.
Ecco cosa ci dice l’autore: “Abbiamo potuto appurare che in ambito botanico la zona è stata poco indagata; specie per quanto concerne gli studi sulla presenza delle orchidee, condotti solamente sulla vicina Valle dell’Ossena. E’ sembrato opportuno, quindi, dare un contributo alla conoscenza del nostro territorio tramite questo studio.
Ci siamo soffermati su un’area estesa un paio di chilometri che inizia nei pressi della contrada Fildidonna e termina con la Grotta del Drago. Sulla base dei dati climatici e botanici riteniamo che essa appartenga alla fascia bioclimatica termomediterranea superiore con tipica presenza di esemplari appartenenti all’associazione del Pistacio-Quercetum ilicis (querce sempreverdi) diffusa soprattutto in valloni e forre della Sicilia occidentale e meridionale. Dal punto di vista strettamente vegetativo registriamo il dominio delle graminacee, sovente riunite in cespugli, che riescono a mantenersi nel tempo anche a seguito dei frequenti incendi legati al pascolo. Classico esempio ne è l’Hyparrenia hirta, altrimenti detto “barboncino mediterraneo”, una di quelle piante con le quali, una volta, si giocava alle “freccette” che avendo le gemme ben protette a livello del suolo, rigetta nuovo fogliame subito dopo gli incendi. Caratteristica ben conosciuta e sfruttata dai pastori. Sugli affioramenti rocciosi calcarei, invece, sono presenti aspetti di gariga a Thymus capitatus, mentre sulle vulcaniti sono presenti lembi di vegetazione boschiva, piu o meno degradata, in cui la specie più frequente e abbondante è Olea europea var. sylvestris (ulivo selvatico). In totale, quindi, sono state rinvenute e classificate, nell’arco di un anno, 248 specie, di cui tre di grande importanza in quanto incluse nelle liste rosse (inventario delle specie minacciate o a rischio di estinzione). Di rilevante interesse anche la presenza, in un’area non particolarmente estesa, di 11 entità endemiche.
Per quanto riguarda l’argomento principale, e cioè la presenza del contingente orchidologico nell’area in esame, abbiamo potuto costatare che, nonostante la ristretta estensione e l’evidente degrado, dovuto principalmente alle attività umane, persiste una buona ed interessante biodiversità. Infatti, seppur limitate nelle zone e nel numero di esemplari riscontrati, sono state rinvenute ben 18 specie, tutte a fioritura primaverile e raggruppate in diverse popolazioni, tra le quali è presente anche un ibrido, Ophrys x grampinii, (nella foto) ovvero un incrocio tra due specie, molto interessante anche da un punto di vista puramente estetico.
Nello specifico lo studio ha permesso di appurare che più del 60% delle orchidee presenti appartiene al genere “Ophys”, mentre oltre il 16% si posizionano le” Orchis” e le “Serapias”, fanalino di coda il genere Himantoglossum che supera il 5%. L’area del parco, quindi, seppur minacciata dal degrado ambientale causato prevalentemente da diverse attività antropiche (agricoltura, pastorizia e inquinamento), può benissimo candidarsi a luogo di indubbio interesse naturalistico. Detto questo, mi auguro che vengano intrapresi tutti quegli interventi di tutela del territorio che mirino a salvaguardare il Parco Cava-Grotta del Drago così ricco di testimonianze storiche e di biodiversità vegetale.”
Con l’augurio/appello di Daniele Milluzzo, che sosteniamo senz’altro, sperando che non resti inascoltato, invitiamo gli interessati che vorrebbero approfondire l’argomento trattato, esaminandolo nei dettagli, a recarsi presso il Museo Civico “De Mauro”, ove potranno consultare la copia messa a disposizione per la visione in loco. Dopodiché catapultarsi al Parco Cava-Grotta del Drago per godere delle sue incantevoli e copiose amenità.
Gino Calleri