Troppi branchi di cani. Cresce l’allarme. I cittadini chiedono interventi immediati
0I cani sono creature speciali, animali sociali che qualcuno definisce “angeli con la coda” per la genuinità del loro essere e per la capacità di amare incondizionatamente, di salvare la vita di molti umani nel corpo e nell’anima. I cani sono eterni Peter Pan che riescono ad essere felici con una carezza. Eppure ci sono situazioni in cui queste bestiole diventano un problema serio per l’intera comunità. Ci riferiamo al randagismo, un fenomeno che andrebbe certamente arginato ma per il quale nessuno sembra voler spendere energie. Un po’ come pensare che i cani lì fuori non ci appartengano. Sono invisibili fino a quando qualcuno non solleva la questione perché il branco di turno ha seminato il terrore o quando un randagio minaccia o morde qualche passante.
Scordia conta moltissimi randagi e ad essere interessati sono quasi tutti i quartieri. Cani di grossa taglia si aggirano in gruppo indisturbati, ignorati, a volte cacciati via malamente, altre sfamati da qualche amante degli animali. Sono buoni, non sembrano far danni tuttavia le dinamiche di un branco sono particolari e non sempre prevedibili. Diversi i cittadini che segnalano “aggressioni”, che lamentano la presenza di troppi cani in giro, che confessano di aver paura anche di fare una passeggiata da soli o con il proprio cane al guinzaglio.
Sterilizzare, microchippare, sanzionare, premiare e avviare campagne di sensibilizzazione affinché le persone comprendano meglio quali siano le giuste strategie per arginare il fenomeno senza avvelenamenti o uccisioni di massa di creature innocenti. Si tende a scaricare il problema sulle spalle di un’associazione ormai al plateau con un rifugio saturo di cani e privi di un numero sufficiente di volontari ma soprattutto di fondi utili a gestire la situazione.
Lo scorso 19 novembre la Giunta Regionale siciliana ha pubblicato le Linee guida per il contrasto e la prevenzione nella Regione Siciliana del fenomeno del randagismo che precorrono la nuova legge regionale che andrà a sostituire quella del 3 luglio del 2000 – si legge sul sito OIPA Italia (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) – per trasformare l’attuale situazione siciliana in termini di gestione del randagismo il primo passo deve essere accertarsi che la base della piramide dei doveri istituzionali sia solida. Fino a quando saranno solo le associazioni di volontariato a essere messe sotto esame, mentre amministrazioni comunali e Asp continuano a non ottemperare agli obblighi che hanno per legge, la base della piramide sarà sempre troppo fragile. Va fermata la dinamica insana secondo la quale laddove non arrivano le istituzioni, devono compensare le associazioni. L’opera dei volontari – viene ribadito nel documento OIPA – deve infatti essere il grande valore aggiunto che va a chiudere il circolo virtuoso innescato dal lavoro di chi, come previsto dalla legge, ha soccorso un animale in difficoltà, l’ha curato e poi ospitato in condizioni adeguate al suo benessere fino all’adozione. Tuttavia al momento questo circolo non è virtuoso, ma vizioso: i volontari sono costretti a farsi carico di animali che, diversamente, sarebbero invisibili e morirebbero in strada o nei canili stessi, come documentato da centinaia di casi.
TANIA CATALANO