Suggestivi come sempre i riti del venerdì santo, in cui viene commemorata la passione di Gesù Cristo con la processione del ligneo simulacro del Cristo morto, deposto entro un artistico cataletto tarsiato, e dei tre santi che hanno partecipato alla passione: la madre di Gesù, Maria di Magdala e Giovanni. Questo gruppo statuario è custodito nella chiesa di S. Gregorio Magno, nota dagli scordiensi con il titolo del Purgatorio, dove ha sede la confraternita di Maria SS. Immacolata, titolare di questa processione.
Nel pomeriggio, il simulacro dei tre santi è stato portato in processione attraverso le strade del centro storico, per la cosiddetta cerca di Gesù. Al loro ritorno in chiesa, i tre santi trovano il Cristo appeso alla croce, che già dalla mattinata campeggiava davanti al portale della chiesa. Quindi, di fronte al “fiume” di gente che ha popolato gli spazi di via Cavour e piazza Carlo Alberto, i parroci della città, don Matteo Malgioglio, don Franco Messina, don Gaetano Tomagra e P. Vito Valenti, hanno meditato le ultime sette parole di Cristo crocifisso.
Alla fine delle prediche, con lo sparo dei fuochi d’artificio, il simulacro è stato sceso dalla croce e deposto nell’artistico cataletto. Dunque, con le marce eseguite dalla banda musicale “Stesicorea” è partito in processione, accompagnato dalle confraternite, disposte nell’ordine inverso di quella del mercoledì, dai parroci che, a turno, hanno aiutato a pregare con la Via Crucis e dalla numerosa gente, che, in nessun momento, è mancata.
Suggestivi sono stati i momenti in cui il coro polifonico “S. Domenico Savio”, che ha intonato la cantata del santu veniri in piazza Regina Margherita, nella chiesa di S. Rocco e al rientro della processione.
Anche questa processione ha fatto una breve sosta nella chiesa madre, dove don Gaetano Tomagra ha tenuto la priedica ‘i setti parti. “Com’è possibile che celebriamo il trionfo della vita con la morte di Gesù?” Ha chiesto don Tomagra. “La vita di cui parla il Signore – ha continuato – è la vita di comunione, per cui si è disposti a morire, come ha fatto Gesù, o a far morire, come hanno fatto i giudei”. Ha, infine, concluso invitando a fare che “questo venerdì santo diventi unico, perché esso ci rende unici in Cristo Gesù. Camminiamo dietro Gesù per essere suoi discepoli, ma non solo una volta l’anno, ma per tutto l’anno”.
Quindi, uscita dalla chiesa madre, è cominciato l’ultimo tratto della processione, quello più suggestivo. Il corteo, infatti, giunge in chiesa nel silenzio. A sentirsi sono solo i passi e il battere delle surgintine confraternali. Qui, allo scoppio di tre colpi a mortaio, il simulacro è entrato nella sua chiesa, attorniato dalla stessa folla che l’ha seguito nella processione.
FRANCESCO AMATO