Le leggi fortemente maggioritarie nell’Italia delle tante minoranze
5L’elezione diretta dei Sindaci è sicuramente una delle leggi che ha funzionato meglio nel panorama delle leggi elettorali Italiane. Con luci e qualche ombra (voto disgiunto) è forse quella che ha retto meglio negli ultimi 20 anni. Grazie al turno del ballottaggio funziona magnificamente con 3-4 e perfino con 5 candidati presenti ai nastri di partenza. Secondo turno che consente aggregazioni tra schieramenti affini per storia (il passato) e programma (il futuro). Lo scenario che invece si prefigura alle prossime elezioni comunali, mi pare che vada ben oltre e in altre direzione. La crisi dei partiti e del sistema politico tradizionale con il conseguente proliferarsi di liste civiche (ma partitiche) ne è la prova più tangibile. Il quadro di questa situazione politica era già emerso alle elezioni regionali Siciliane ed è emerso anche alle ultime elezioni politiche dello scorso febbraio. Tuttavia lo scenario che si prefigura nelle prossime elezioni comunali sembra molto più accentuato in termini di frammentazione politica. Il nostro è ancora oggi un sistema bipolare! Dobbiamo riflettere sugli effetti deleteri che leggi fortemente maggioritarie hanno su sistemi politici che bipolari non lo sono più. Effetti negativi per via di premi di maggioranza che non calzano più a misura del sistema politico attuale, ma anche l’interpretazione che è stata data dalle maggioranze relative che si sono succedute nel tempo. Mi riferisco alla logica poco anglosassone della serie: “Sono arrivato primo e prendo tutto, organi di garanzia compresi”.
Lo scenario delle minoranze che si prefigura a Scordia. Considerate le tante proposte amministrative che ruotano attorno ai probabili Sindaci (8/9) con relativa frammentazione delle liste; è verosimile che il giorno dopo le elezioni non avremo un vincitore pieno, ma una delle tante minoranze che arriverà prima. Probabilmente avremo tante piccole minoranze, con le principali che si collocheranno tra il 20% e il 10%. La minoranza relativa collegata al Sindaco vincente guadagnerà 12 consiglieri su 20. Si obietterà che il Sindaco vincente ha il diritto di governare, e ciò può essere reso possibile solo grazie ad un’ampia maggioranza all’interno del consiglio comunale. Corretto, nessuno discute la stretta correlazione dello schema tra il Sindaco e la sua coalizione in consiglio. A scricchiolare non è il modulo (le regole), ma l’interpretazione dei player politici che scendono in campo con le loro scelte prima e dopo il voto. L’analisi che svilupperò è volutamente fatta prima delle elezioni, quando non si conoscono vinti e vincitori, maggioranze e minoranze, amministrazione e opposizione.
1) I diritti delle minoranze. Chi vince, anche per un solo voto, ha il diritto-dovere di amministrare. Chi arriva primo deve scegliere gli uomini dell’Amministrazione. Il Sindaco che arriva primo deve scegliere gli assessori, deve concorrere alla determinazione dell’organo esecutivo (la Giunta). Purtroppo va costato che in Italia chi vince con una maggioranza relativa (spesso molto relativa), determina tutto, organi di garanzia compresi. In questo contravvenendo a quella separazione di funzioni tra organi comunali, spiegata magistralmente da Guglielmo tempo addietro in un suo commento. Ho sempre parlato con un’espressione dialettale tipica della lingua parlata, che la minoranza più forte che arriva prima si prende tutto, applicando la legge della forza dei numeri. In questo ho visto una visione poco anglosassone della politica. A riscontro empirico di quanto asserito riporto quello che è già accaduto negli anni passati a Scordia. Chi vince oltre che nominare legittimamente gli assessori, ha sempre indicato il Presidente e il vice-presidente del consiglio comunale. Nel 2002 con il solo 22% dei voti, la coalizione delle liste collegata al Sindaco Gambera si vide assegnare il generoso premio di maggioranza del 60% dei seggi (12 consiglieri su 20). Occuparono la carica di presidente e vice presidente del consiglio comunale, cariche Istituzionali non di Amministrazione. Nel 2008 non andò molto diversamente, la coalizione delle liste collegata al Sindaco Angelo Agnello ottenne solo il 27% dei voti. Oltre a determinare legittimamente le Giunte succedutesi (tante), occuparono le cariche di Presidente, vice presidente e tutti gli organi di garanzia possibili e immaginabili. Cariche e organismi di garanzia, troppo spesso utilizzate come camere di compensazione per gli equilibri interni delle maggioranza. Ed è questa l’interpretazione di fondo a mio parere errata. La vittoria del Sindaco attribuisce al vincente il titolo per determinare il 100% dell’esecutivo. In termini logistici la stanza della Giunta è di pertinenza esclusiva del vincente e della sua maggioranza. Il consiglio comunale essendo organo d’indirizzo e soprattutto controllo, è la casa dove invece coabitano maggioranza e le tante minoranze. Minoranze del consiglio comunale che, sommate tra loro sono espressione di larga maggioranza del voto popolare. Non sempre chi è stato al Governo della città, si è ricordato di questi numeri che non sono piccole sfumature.
2) La stabilità dell’Amministrazione. Non vale nemmeno la tesi nascente dal principio teorico in base al quale la governabilità dell’Ente è bene prezioso superiore. Come fattore superiore è tale da fare soccombere qualsiasi altro principio o criterio di rappresentatività. Non è infatti vero (i casi concreti lo dimostrano), che un Sindaco eletto al quale è garantito il 60% dei consiglieri, riesca a governare in consiglio comunale in modo tranquillo, chiaro e trasparente (governabilità sostanziale). Non è parimenti vero che assicurando un numero di consiglieri pari al 60%, un Sindaco eletto riesca a terminare la sua Sindacatura (governabilità formale). I meccanismi perversi del voto di sfiducia al Sindaco, possono essere promossi e messi in atto dalla stessa ex maggioranza, nel tempo persa per strada. Del resto l’esercizio del potere più alto del Consiglio comunale (la sfiducia), non sempre si risolve nei termini e nei modi alti disegnati dal legislatore. In alcuni casi la paventata mozione di sfiducia si concretizza in uno strumento di ricatto al Sindaco, da parte della sua stessa maggioranza. In definitiva i Sindaci possono cadere anche per via del fuoco amico, interrompendo le loro esperienze prima della scadenza naturale. Per rimanere ai casi concreti attinenti la nostra città, nonostante i generosi premi di maggioranza non è stata assicurata la governabilità sia formale sia sostanziale. Senza entrare nel merito (non è oggetto di questa discussione), il Sindaco Gambera nonostante l’ampia maggioranza fu sfiduciata dopo appena un anno e mezzo, venendo meno la governabilità formale. Nel caso del Sindaco Angelo Agnello è stata garantita la governabilità formale con la durata dei canonici 5 anni, ma obiettivamente la governabilità sostanziale è venuta meno da almeno un anno e mezzo. Lo stesso Sindaco Agnello ha definito la sua coalizione:……. “una maggioranza Gattopardiana che trovava le quadre per problemi tutti loro”. Registro solo per la cronaca, casualmente la maggioranza si è disciolta nel momento in cui la Giunta è iniziata a essere stabile. Nominare 17 assessori in tre anni e mezzo per accontentare tutti, si concilia con la governabilità! Se la governabilità è un valore imprescindibile, onestamente è stato governabile un assessorato che in 5 anni ha cambiato 5 assessori !
Siamo in un sistema frammentato, di conseguenza chi vince, lo farà sempre con percentuali bassissime (tra 20% e 15%), avrà certo il diritto-dovere di governare, ma non ha il diritto di “appropiarsi” di Presidente e vice Presidente del consiglio comunale, collegio dei revisori, nucleo di valutazione, commissioni e molto altro. Questo più che diritto legittimo di governare appare una caccia al tesoro. Mortificare le opposizioni è poco corretto oltre che sempre sbagliato. Ciò anche se fosse fatto da una maggioranza assoluta del 51%. Lo è in misura maggiore se è fatto (com’è successo) da una delle minoranze sulle altre. Giova ricordare, minoranze troppo spesso arroganti che pensano di potere determinare di tutto e di più. Minoranze che certo sono arrivate prime, ma non hanno vinto le elezioni. La differenza non è sottile, arrivare primi e vincere sono due cose diverse.
FRANCESCO GHERARDI per Scordia.info